Gigi la Trottola

 

"Gigi la Trottola" è uno dei pochi cartoon giapponesi di qualche anno fa che merita una citazione particolare.

Il motivo è semplice: ha autoironia. Dote assai rara, considerando - sia pur benignamente - gli altri prodotti nipponici dell'epoca. Gigl la trottola è un enfant terrible dello sport, capace di prestazioni che farebbero impallidire "Mila e Shiro", nonché tutti gli altri analoghi personaggi (straordinariamente giapponesi, con la loro mentalità votata al "sagrifizio" ed al dolore, nonché alla vittoria attraverso una sadomasochistica combinazione di questi due elementi) di quel mondo stereotipato che insegna ai bambini che nulla si ottiene senza sforzo, e soprattutto senza merito.

Nella vita, assai raramente la cosa avviene, si sa. Ma il buono di Gigi è appunto che, pur nella sua innata ma schietta immodestia (dote che lo rende simpatico), egli non rifiuta questa visione delle cose. Semplicemente, egli rigetta in toto il serioso mondo che non sa godersi la vita, e che soprattutto crede di tutto sapere e tutto potere solo perché, con lagrime et sangue, ha saputo conquistarsi un posto al sole, per quanto risicato sia (spesso si tratta di miseri campionucci di licei di provincia, che eccellono in una semisconosciuta disciplina pseudo-olimpica).

A me tali personaggi hanno sempre ricordato pomposi ed arroganti professori universitari di materie insulse che conoscono ogni particolare della vita di oscuri signori, ma della vita vera, delle persone reali, nulla sanno e niente possono realmente insegnare. La loro conoscenza dogmatica e statica, spesse volte soprattutto "stitica", è fine a se stessa, ma la sentono onnipossente sol perché nessun castigamatti dimostra loro la meschinità della loro presunta e saccente grandezza.

Ed è qui che interviene il caro Gigi la trottola, genius loci di ogni disciplina sportiva e pseudo-sportiva, che della disciplina e della serietà, onestamente se ne infischia, se non quando proprio non gli è indispensabile.

Saccenti maestri di scherma e tronfi campioni di ping-pong trovano in Gigi il loro castigamatti, ma soprattutto incappano in un avversario temibile nella sua prepotente e straordinaria "gioia di vivere": il suo Es che ha il completo controllo del suo Super-Io, che a null'altro riesce a pensare se non a donne in mutandine bianche. Il superFeticista in assoluto, il tonto-listo, l'arlecchino perfetto di una commedia dove i beffati son sempre i senex, senili nella loro mentalità spocchiosa ed arrogante. Non rare volte Gigi riesce a dimostrare che il campione è in ognuno di noi, ma ciò non significa per questo, rinunciare a vivere o credersi migliore di chi "non ce la fa".

Perché, in fondo, ciò che conta è solo la vita, nulla di meno della vita, quella che si deve godere tutta, fino in fondo, perché è l'unica che abbiamo.

 

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